Nella settimana passata, i dati positivi sul PIL di alcuni paesi europei, appena usciti, hanno portato al ribasso le borse europee.I dati peggiori delle attese s ul PIL americano hanno fatto invece sovraperformare quelle americane, che, poi, hanno finito per trascinare al rialzo anche l’Europa.
Continua, comunque, il mondo alla rovescia.
Qualunque aspettativa faccia preludere ad un atteggiamento più morbido delle Banche centrali sull’argomento tassi di interesse fa innalzare le borse: che, viceversa, reagiscono male a fronte di buoni dati economici che renderebbe più aggressivo l’intervento delle banche centrali.
Mercoledì pomeriggio, 26 aprile sembrava evidente un prosieguo dell’affondo dell’S&P500, almeno fino al livello 4050, di cui abbiamo parlato altre volte.
Invece si è confermato nella statistica di giorno tipico di minimi e massimi relativi da inversione, e inversione è stata, e anche potente.
L’S&P500 ha chiuso al più alto livello settimanale dall’agosto del 2022, oltre ogni resistenza di breve termine, a 4188.
Il massimo non ha scavalcato, peraltro, il massimo relativo del 18 aprile.
Nondimeno, negli Stati Uniti, c’è stata un’altra notizia importante, passata quasi in sordina: la Camera dei Rappresentanti americana ha approvato l’estensione del tetto del debito degli Stati Uniti. E viene istintivo pensare che il rialzo del mercato fosse un segno di ottimismo per un primo passo importante fatto nella direzione di evitare il rischio di una crisi.
Ora, la legge approvata passa al Senato.
Chuck Shume, leader del Senato, nome che non ricorre molto nella stampa finanziaria, ha dichiarato che la legge “è morta all’arrivo”, tanto per dare il benvenuto a chi sperava che la battaglia fosse ad un punto vicino alla conclusione.
Martedì 25 aprile, c’è stata un’altra notizia importante: Biden si ricandida per America 2024. Ha scelto, per dirlo, lo stesso giorno dell’annuncio della sua candidatura alle elezioni precedenti in cui è uscito vittorioso.
Così, gli elettori americani, loro malgrado, potrebbero ritrovarsi a scegliere, con tutta probabilità, fra Biden e Trump.
rizona Republic, giornale americano che ospita la penna di una grande giornalista del calibro di Ingrid Jacques, titolava: “Biden o Trump: per favore, dateci qualcun altro.”.
Dell’estensione del tetto del debito, ne hanno bisogno gli Stati Uniti, ne ha bisogno la finanza mondiale, ma Biden ne ha bisogno disperato per sopravvivere politicamente.
Se ci saranno conseguenze sui mercati finanziari a causa di un eccessivo irrigidimento della posizione da parte democratica, l’associazione della sua figura ad una eventuale crisi sarà inevitabile. E il rischio concreto di rivedere Trump alla presidenza degli Stati Uniti alle elezioni di novembre 2024 sarà molto probabile.
Non solo: in questo scenario, un crollo dei mercati durante la presidenza Trump (non la crisi temporanea che ci attendiamo di qui a qualche settimana, ma una crisi finanziaria molto più seria all’interno del periodo 2025-2027) sarebbe in linea con tutte le statistiche del passato, dove, con i governi repubblicani, si sono verificati sostanzialmente tutti i crolli importanti (oltreché massimi di borsa molto importanti).
La nostra ricerca statistica, nella quale osservavamo che durante i governi democratici i mercati non hanno mai superato il 29% di ribasso (cosa che ci faceva attribuire alla zona del minimo del 13 ottobre 2022, che fu del -27%, una ottima probabilità di bottom di medio-lungo termine).
Così, inizia maggio 2023. E inizia con un invito alla prudenza. Finché la legge non passerà anche al Senato, dovremo andare molto cauti
Nel frattempo First Republic Bank va verso il fallimento. Probabilmente assorbita da qualche banca più grande o spartita fra le grandi banche sistemiche che hanno fatto la finzione di essere generose depositandovi i proprio soldi.
L’incertezza prosegue, in attesa delle decisioni della FED e della BCE in questa settimana.
Noi puntiamo, ancora, per due settimane di rialzo, ma con punte di volatilità crescenti e i tanti su e giù a cui i mercati ci hanno abituati di recente.
Ovunqude si registrano, negli Stati Uniti, cali della pressione sui prezzi. I prezzi del rame sono in calo, la crescita dei prezzi delle case continua ad essere molto moderata, alle volte negativa. La fiducia e le aspettative dei consumatori stanno crollando.
Quindi, se nessuno dubita di quello 0.25 sui tassi il 3 maggio prossimo, nel contempo i rischi di recessione si fanno sentire e, quindi, i rischi di inflazione stanno diminuendo. Se il dato del 3 maggio sarà secondo le attese, è possibile che il mercato ne benefici, anche se, in realtà, viene da dire che ne ha già beneficiato in anticipo, tenuto conto del rialzo verificatosi nelle giornate di giovedì e venerdì scorso.
Se continuiamo a non vedere affatto bene le prossime settimane, e consideriamo un rischio in aumento per un paio di mesi a partire dalla seconda metà di maggio, la tendenza attuale sui tassi di interesse, sulla inflazione e sui rischi recessivi, ci fa pensare ad un autunno positivo, dove la probabilità di un rally nell’ultima parte dell’anno è elevata.
Il massimo relativo che vedremo nei prossimi 15 giorni sarà molto importante. Se il massimo di questo ciclo fosse già stato fatto, significherebbe un mercato molto molto debole: non è molto probabile. Sul Nasdaq c’è la probabilità, nei prossimi giorni, di una forte spinta rialzista, da cui anche l’S&P500 trarrebbe beneficio. E se vengono superate le resistenze dell’area 4200, l’obiettivo diventa il massimo di agosto 2022.
Lo sviluppo di tale rialzo ha tempo nelle prossime due settimane, con punto centrale probabile del massimo fra il 10 e il 17 maggio.
Quando cominceremo a vedere un massimo e una lateralità di qualche giorno a seguire, tanto più si avvicinerà la scadenza tecnica di maggio (venerdì 19) e tanto più il mercato rischierà di diventare instabile. Potrebbe avvenire anche più tardi nel tempo, a giugno. Ma i sintomi saranno di qui entro 15-20 giorni. Il rischio di instabilità si protrarrà, presumibilmente, per alcune settimane, riteniamo almeno otto.