“Aderendo al Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), la Cina non sta semplicemente accettando di importare più dei nostri prodotti. Sta accettando di importare uno dei valori più cari alla democrazia: la libertà economica”.
La dichiarazione è di Bill Clinton, del marzo del 2000.
Penso, e l’ho sostenuto più volte, che quello che è avvenuto è che non solo la Cina non ha importato la libertà economica ma il mondo occidentale, Stati Uniti in testa, ha importato forme di oppressione e controllo tipiche della Cina comunista.
L’avere ammesso la Cina nel WTO è stato un principio di suicidio collettivo del mondo occidentale, un contagio del mondo occidentale con il virus del comunismo cinese.
Il commercio globalizzato universale ha schiacciato la classe media di tutto il mondo, creando disparità di reddito che oggi appaiono incolmabili e che sono il sintomo classico e storico di una società in decadenza.
Negli Stati Uniti l’1% più ricco detiene il 32% della ricchezza della nazione. In Cina l’1% più ricco detiene il 33% della ricchezza della nazione. I 500 uomini più ricchi del globo detengono metà della ricchezza mondiale.
In economia, il coefficiente di Gini misura l’uguaglianza (se preferisci: la disuguaglianza) economica. Il valore zero rappresenta l’uguaglianza perfetta, il valore 1 la disuguaglianza assoluta.
Sopra 0.40, si ritiene che il coefficiente di Gini sia critico e indizio di gravi conseguenze sulla società. In Cina è 0.466, e potevamo aspettarcelo, ma negli Stati Uniti è 0.49, e questo è semplicemente drammatico.
La fine dell’Impero Romano, nella storia, ha connotazioni simili di gigantesche disuguaglianze che hanno portato alla dissoluzione e all’implosione dell’impero.
Il debito degli Stati Uniti è una voragine gigantesca sostenibile solo con un dollaro moneta universale per il commercio internazionale.
Nel mese scorso, la Cina ha firmato un accordo monumentale con il Brasile, storico partner commerciale degli Stati Uniti. La Cina sta soppiantando gli Stati Uniti in questo ruolo e l’accordo prevede di negoziare in Yuan, anziché in dollari. L’India sta seguendo l’esempio e, incredibilmente, anche l’Arabia Saudita, alleato storico degli Stati Uniti, sta facendo lo stesso.
La visita di Macron in Cina, dove è stato tollerato anche l’affronto di una Von Der Leyen indotta a prendere un normale volo di linea facendo la coda al gate per ritornare in patria, è un goffo tentativo di stabilire con la Cina un rapporto preferenziale da parte della Francia, acconsentendo a scambi in Yuan anziché in dollari.
Qualche cosa di tristemente decadente, molto ben visibile nella falsa sicurezza ostentata e tradita dalle rughe comparse in modo massiccio sulla fronte di Macron piuttosto che nelle occhiaie e nell’espressione persa della Von der Leyen in coda al check-in, sta attraversando tutto l’Occidente.
Probabilmente finirà con una gigantesca crisi finanziaria, di qui ai prossimi due-quattro anni. Troppo grandi gli scricchiolii, troppo sinistre le crepe nel sistema.
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A maggio-giugno, forse luglio, forse lungo l’estate, vedremo un violento temporale che si abbatterà sul mercato azionario. Ma sarà un temporale, violento appunto, può far danno, ma come tutti i temporali passerà. Potrà esserci un doppio minimo rispetto a ottobre sull’S&P500? Magari sì, o forse, vedremo, un minimo all’altezza di quelli di giugno 2022, col disegno di un testa spalle rovesciato.
Nel 2024, negli USA, attribuiamo ai Repubblicani una grande probabilità di vincere le elezioni e avremo nuovi massimi delle borse, e durante il quadriennio della presidenza, probabilemnte un crash disastroso.