Il mese di marzo è stato caratterizzato da un’elevata volatilità a causa dei fallimenti delle banche regionali negli Stati Uniti e dell’acquisizione forzata di Credit Suisse da parte del gruppo UBS. Nonostante ci sia ancora molta incertezza per quanto riguarda la salute del sistema bancario e le risposte delle banche centrali, i mercati si sono mostrati resilienti con le azioni che hanno riguadagnato terreno e hanno chiuso il trimestre in positivo. L’indice S&P500 ha chiuso il mese a +3.7% (+7.5% Q1), l’indice tecnologico Nasdaq 100 a +9.5% (+20.8% Q1), l’indice europeo Eurostoxx 50 a +1.81% (+13.74% Q1), mentre l’EUR/USD a +2.49% (1.25% Q1). Il rendimento a 2 anni del Treasury americano è sceso dal suo massimo del 5.08% ad un minimo del 3.55% fino a chiudere il mese al 4.03%. I metalli preziosi in generale hanno chiuso il mese al rialzo, con l’oro spot e l’argento a +7.8% e +15.2% rispettivamente.
Le turbolenze bancarie hanno scosso il mercato dei tassi di interesse che fino alla prima metà del mese scontava un rialzo dei tassi fino a 5.25% e nessun taglio dei tassi durante l’anno. La situazione si poi è capovolta, con i mercati che adesso stimano un tasso terminale al 5% e tagli dei tassi previsti già da luglio. Ciononostante, la Federal Reserve ha avvertito che la battaglia contro l’aumento dell’inflazione è tutt’altro che conclusa, prendendo la decisione di un aumento di 25 punti base nell’ultima riunione. I titoli growth hanno ottenuto i migliori risultati durante il mese (+4.53% rispetto ai titoli value).
Lo stress finanziario ha portato una maggiore difficoltà nella gestione della lotta all’inflazione per le autorità di
regolamentazione che mirano adesso a bilanciare le tensioni tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria. Secondo Powell e Yellen, il sistema bancario è solido, soprattutto in presenza del nuovo programma di prestiti, denominato Bank Term Funding Program (BTFP), per fornire liquidità aggiuntiva alle istituzioni finanziarie per aiutarle a soddisfare le esigenze dei loro depositanti. Le banche hanno sfruttato rapidamente il programma, arrivando a superare i 150 miliardi di dollari in prestiti. Sebbene sia improbabile l’utilizzo completo del programma, secondo gli analisti di Bloomberg, potrebbero essere iniettati fino a 2 trilioni di dollari nel sistema finanziario.
In termini macroeconomici, il mercato del lavoro risulta essere ancora resiliente, con l’aggiunta di 311k nuovi posti di lavoro, rispetto ai 225k previsti. Il tasso di disoccupazione è salito al 3.6%, rispetto al 3.4% previsto e al 3.4% precedente. il tasso di partecipazione alla forza lavoro è aumentato di 0.1 punti percentuali rispetto al dato precedente, attestandosi al 62.5%. La retribuzione oraria è aumentata del 4.6%. L’economia, in termini di PIL, è cresciuta del 2.6% nel quarto trimestre 2022, in calo rispetto al 3.2% del terzo trimestre, riflettendo un calo delle esportazioni e una decelerazione della spesa in generale. I prezzi al consumo (CPI) sono saliti di 0.40% su base mensile, in linea con le aspettative e meno del dato precedente del 0.50%. Su base annuale, invece, i prezzi sono aumentati del 6.0%, sempre in linea con le stime degli analisti e minore della crescita del 6.4% precedente. Il dato risulta essere l’ottavo calo mensile consecutivo e potrebbe continuare la sua discesa riflettendo i dati degli affitti e dei prezzi delle case che, recentemente rallentati, confluiscono nell’indice con un certo ritardo, e pesano per il 70% circa.
È probabile che il secondo trimestre veda un ulteriore spinta al rialzo dei tassi di interesse da parte della FED, con possibilità di tagli durante l’anno. Le tensioni bancarie potrebbero portare ad un ulteriore inasprimento degli standard sui prestiti che causerebbe un rallentamento della crescita economica, soprattutto nelle economie più sviluppate.
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