Credit Suisse and Global Markets

Qualche giorno fa avevamo sottolineato che potevamo anche non credere alla buona salute di Credit Suisse, ma dovevamo per forza credere che la Banca Nazionale Svizzera avrebbe fatto di tutto per ripristinare la totale credibilità e stabilità finanziaria dell’istituto, che è la seconda banca svizzera.
La Banca Nazionale Svizzera è pronta a prestare fino a 50 miliardi di franchi, circa 54 miliardi di dollari, a Credit Suisse, se questo sarà necessario. La cifra non è casuale. E’ anzi molto evocativa. E’ la stessa cifra che la Banca Nazionale Svizzera sborsò per salvare UBS nel 2008, con una operazione finanziaria molto particolare, che ridiede la vita alla prima banca del paese, malata di titoli subprime e ormai moribonda.
Così, 1 a 1, palla al centro, per i due istituti elvetici, entrambi” too big to fail”, troppo grandi per fallire: all’epoca si stimava che la UBS, da sola, rappresentasse il 14% del PIL svizzero. Devo precisare: non ho dati aggiornati al riguardo.
Sul fronte americano, la sfilata è proseguita con First Republic Bank. Fondata nel 1985, opera nel segmento privato e business, con una forte componente anche nelle gestioni patrimoniali. E’ quotata sull’S&P500 ed è diffusa con filiali nei principali stati americani, compresa la California, la Florida, Washington e lo stato di New York.
Dal 10 marzo al 15 marzo la Banca ha avuto il sostegno della Federal Reserve con prestiti overnight all’amichevole tasso del 4.75% e importi variabili dai 20 ai 109 miliardi di dollari.
Su immaginabili “blande” pressioni della Federal Reserve (alla fine finanziatrice più o meno palese di tutta l’operazione) le principali banche americane, fra le quali Bank of America, Wells Fargo (quella salvata nel 2008), JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Citigroup ed altre hanno fatto una colletta di 30 miliardini di dollari, depositandoli presso la First Republic, con impegno a mantenere il deposito per almeno 120 giorni.
La cosa incredibile, ma l’America è anche questa, le borse hanno festeggiato alla grande. 
Dopo un inizio di giornata in evidente sottotono, con le borse europee dimesse in attesa di una “Madame Lagarde” sempre più spenta, persa e poco credibile, che confermava l’annunciato aumento dei tassi sull’euro dello 0.50%, Wall Street dava mostra di una prova di forza.
L’S&P500, che in mattinata aveva toccato con il future di giugno il minimo a 3895, esattamente sulla trend line che congiunge i minimi del 3 novembre e del 22 dicembre, durante la sessione americana partiva al rialzo per andare a toccare la vecchia trendline proveniente dal minimo del 13 ottobre, che dopo avere fatto a lungo da supporto ora fa da resistenza dinamica.
Il massimo di giornata è stato suggestivo: 4000, per una puntata ulteriore della serie “volevamo rivederlo”, dove la mean reversion dell’S&P500 è sempre protagonista. Chiusura a 3994.50.
Vix in coerente discesa rispetto alla salita dell’S&P500, con minimo intorno all’area 23, più o meno l’area del minimo del giorno precedente.
Questa è una crisi short-live, perché è una crisi temporanea che rimanda a data successiva la sua deflagrazione. Nondimeno, riteniamo che fino alla fine della prossima settimana, l’area di rischio non sia ancora archiviata. Ne consegue di navigare a vista con molta prudenza.
Il petrolio ha fatto un tonfo fino quasi a quota 65 dollari. Grande livello di riacquisto per Trader Presidente Biden , gli USA sono  ancora alle prese con la ricostituzione delle esauste scorte di petrolio del Pentagono, messe a disposizione del mercato per calmierarne il prezzo nei mesi passati.
Non è un buon segno una simile debolezza del petrolio. Lo ascriviamo fra gli elementi di rischio che potrebbero accompagnarci ancora per qualche giorno. Se vedremo anche l’oro venire giù, più che mai teniamo i freni tirati.
Il Bitcoin è ripartito alla grande e anticipa una ripartenza delle borse per qualche settimana. Può anche darsi la ripartenza sia già iniziata: ma una giostra su e giù con qualche imprevisto, qualche notizia eclatante o resa eclatante per fare confusione, non è un clima da relax.

 

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